Alessandro Palma
Alessandro Palma originario di Cuneo che è riuscito a indossare la maglia azzurra e a partecipare a molte competizioni a livello nazionale e internazionale ottenendo risultati incredibili
1: Presentati in poche parole: Chi sei? Cosa fai nella vita, Dove vivi?…
Ciao a tutti! Sono Alessandro Palma, un climber classe 94 tutto made in Cuneo. Nella vita di ogni giorno gestisco un negozio in centro Cuneo, ma quando esco mi trasformo in un climber seriale. Fortunatamente, vicino alla mia città, le possibilità non mancano: roccia, neve, palestre… C’è solo da avere voglia!
2: Cosa provi quando arrampichi?
L’arrampicata per me è uno stile di vita vero e proprio, quando scalo mi sento vivo. Scalare è un amplificatore di emozioni, oltre che generarne di vario tipo ha il potere di mettermi il turbo. Se una giornata felice culmina con una bella sessione staccato da terra, sono più che felice. Nella scalata però cerco il vuoto, l’attimo in cui non provi nulla. È l’attimo di maggior sincronia tra mente e corpo, uno stato che consente di arrivare veramente nel profondo di sé stessi.
3: Come si costituisce il tuo allenamento?
Allenarmi mi piace tantissimo. Mi da un motivo per svoltare una brutta giornata, un motivo per avere sempre qualcosa di bello nella mia routine. Mi alleno seguendo un programma che stendo con Tito Pozzoli, tenendo conto di obiettivi ed eventi. In base al periodo, mi concentro su quantità o qualità, ma cerco comunque di avere sempre della gioia nel farlo. La gioia è un fortissimo motore motivazionale che molti sottovalutano: sei non sei felice, sei finito. Integro sempre parti di preparazione generale a parti più specifiche, lavoro molto sul gesto e scalo appena posso. Ogni anno cerco nuovi stimoli in altre attività. Ho fatto molta boxe, che mi ha fatto crescere tantissimo come atleta e come persona. Giro spesso in un circuito di minimoto, per sviluppare coordinazione, concentrazione e capacità di visualizzazione. Nell’inverno invece scio, potenziando gli arti inferiori, l’agilità e l’equilibrio. La parte più divertente di tutte rimane sempre una bella sessione tra amici, l’unico sgarro che mi concedo in periodo di allenamento!
4: Boulder o corda? E perché
Il Boulder sicuramente è la disciplina che più mi piace. La forza è la capacità condizionale che più mi affascina, la massima espressione di potenza. Trovai epico leggere di un pioniere della scalata che accomunava l’arrampicata ad un profumo, di cui il sassismo ne è l’essenza. Non potrei essere più d’accordo. È puro, è espressivo, è personale. È veloce, è divertente, è agregante. Devo aggiungere altro?
5: Parlaci delle tue competizioni, dalle più importanti (campionati italiani…), a quelle internazionali, cosa ti lasciano e cosa provi?
Le competizioni sono sicuramente il tassello più importante della mia storia verticale. Ho raggiunto tanti risultati, ne ho mancati altri. Mi sono classificato nei primi 25 del Campionato del Mondo e non son entrato nei 25 in una tappa di Coppa Italia. Ogni gara è un viaggio dentro di te, non puoi scappare dai tuoi lati bui. Li devi prendere per mano e portarli alla luce, conviverci. Paure, dubbi, insicurezze. Fallimento. Non esiste vittoria senza sconfitta. Non sempre vincere ed arrivare primo coincidono. Nelle gare conta solo lottare e dare il massimo, in quel momento. La gara è oggi, non è domani o il prossimo weekend. Non esistono scuse, non ci sono seconde possibilità. Le gare sono dure, severe. È altrettanto vero però che sono, per me, la parte più intensa della scalata. Sono grato e lo sarò per sempre alle competizioni per due motivi: hanno messo sul mio cammino delle persone e delle occasioni magnifiche, se non uniche; inoltre mi hanno dato l’occasione di crescere come atleta e come persona, culminano con l’onore di vestire il tricolore e rappresentare l’Italia, sia con la Nazionale Giovanile che con quella Senior.
6: Il tuo sogno nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto era proprio vestire la maglia dell’Italia. Sono profondamente innamorato della mia patria e questo è stato il culmine nella mia vita da atleta. Adesso ho dei progetti esterni alla scalata, continuo con le competizioni e la roccia, ma ho scoperto che esiste un mondo anche senza volteggiare su degli appigli. Spero che sentirete parlare di me anche per qualcos’altro al di fuori della scalata!
7: Quante gare hai affrontato nella tua carriera e quali sono stati i tuoi risultati migliori?
Sai, ne ho fatte talmente tante che non saprei dirti. Posso descriverti i blocchi che ho salito in quasi tutte le gare, ma darti un numero è impossibile. Sicuramente ricordo con piacere ila titolo di Campione Italiano, la mia vittoria in Coppa Italia e il mio podio nella Coppa Italia overall, tutte nella disciplina boulder. Ho avuto buoni risultati nella speed anche, durante la giovanile. Il culmine penso sia stato entrare nei primi 25 al Campionato del Mondo di Parigi, dopo una stagione coi fiocchi. La mia forma top penso di averla avuta nel Campionato Italiano 2019, dove ero l’unico nei primi dieci a scalare in finale con un lavoro da più di 40 ore a settimana. Ho vinto gare in cui nessuno avrebbe scommesso su di me e mi son lasciato sfuggire vittorie facili. È il gioco della competizione, a volte vinci ed a volte perdi. Sono felice però di non aver praticamente alcun rimpianto, guardo i miei risultati a testa alta sapendo di aver sempre combattuto con onore. Ci sono valori che le vittorie non ti insegnano, specialmente in un mondo come quello di oggi, dove è tutto facile. Non credo di poter far la morale a nessuno, ma ho capito un aspetto fondamentale: più di cosa si è fatto, conta il come. È una lezione che mi porto tutti i giorni in tasca, nel lavoro, nello sport e nella vita.
8: Hai avuto dei “miti”? Dei personaggi che ti hanno ispirato?
Sicuramente ho ammirato ed ammiro moltissimo tante figure dentro e fuori la scalata. Se dovessi citare dei nomi, ti potrei fare quello di Sharafutdinov, di Stoner e di Chechi. Un mio mito assoluto è e rimane mio nonno, che non è mai stato atleta. Mi piacciono le persone che sanno passare le ere, reinventandosi e non rimanendo legati ad un ricordo. Mi piacciono le persone che non mollano, quelli che fanno tanto e chiacchierano poco e quelli che fanno molto anche per gli altri. Potrei farti l’esempio di Daniele Serra, un mio amico che da poco è entrato nel centro sportivo esercito, per lo sci nordico. Ha un livello altissimo, uno spessore morale indiscutibile e si è fatto da solo. La vita gli ha messo i bastoni tra le ruote mille e mille volte, si è guadagnato un posto da professionista scappando ad un futuro già scritto. Se non trovi ispirazione in una figura così, che ha continuato a testa bassa attraverso le difficoltà, spesso solo e deriso, da chi la puoi trovare? I miei miti sono persone normali. Persone normali, ma con le palle quadrate.
9: Prossimi progetti/gare?
Progetti ne ho mille, dentro e fuori la scalata. Gare? Tutte quelle che riesco a fare con le ferie che il lavoro mi concede. Non ho intenzione alcuna di gettare la spugna!
10: Hai qualcuno che vorresti ringraziare?
Tantissimi, ma già sanno quanto gli sono grato. Mi limito a dirlo ancora una volta: grazie. Così, generale. Ma molto sentito!
11: Un saluto per il nostro Blog?
Un saluto a tutti i lettori… E mi raccomando, sempre a tutta!